Maneggiare trasformatori con valori di tensione elevati può causare elevati rischi per “i non addetti ai lavori”. La normativa europea, ha infatti limitato i rischi, riducendo il valore di tensione di alimentazione per le apparecchiature che quotidianamente vengono maneggiate da persone che possiamo definire “non addette ai lavori”. Come si traduce tutto questo per il trasformatore?
Precedentemente abbiamo parlato del trasformatore d’isolamento e del suo utilizzo; ora, se a questo trasformatore aggiungiamo qualche piccolo accorgimento possiamo ottenere un trasformatore d’isolamento e sicurezza. Vediamo.
Come anticipato, partendo dal trasformatore d’isolamento, possiamo ottenere la sicurezza agendo sul rapporto di trasformazione; poiché tra i due avvolgimenti esiste un rapporto di trasformazione, tecnicamente detto “rapporto spire”, variando il quale possiamo modificare il valore della tensione in uscita fino ad ottenere valori di tensione a vuoto ≤ 50 V c.a (come previsto dalla normativa di riferimento). Questo semplice accorgimento permette di garantire la sicurezza al nostro trasformatore
Note storiche
E pensare che il primo trasformatore fu inventato per caso quando, nel 1831 Michael Faraday, fisico e chimico inglese, stava realizzando alcuni esperimenti sul campo magnetico e sulla possibilità che attraverso di esso passasse la corrente elettrica: per i suoi esperimenti, infatti, avvolse separatamente due fili conduttori su un anello di ferro, in modo che tra i due avvolgimenti non ci fossero punti di contatto, e collegò gli estremi di un avvolgimento a una pila. Oltre a fare la sua più grande scoperta, ossia l’induzione elettromagnetica, aveva involontariamente assemblato un trasformatore che, ahimè, non fu usato per il suo scopo attuale fino al brevetto ottenuto, nel 1882 da Lucien Gaulard e da John Gibbs.